Omelia del Venerdì Santo Passione del Signore

Fratelli e Sorelle carissimi, dopo la lettura della Passione spesso non si fa l’omelia, ma due parole è sempre bene dirle per rendere più forte in noi l’impressione del cammino di dolore di Gesù verso il Golgota dove si consumerà la sua missione redentrice. Nel cenacolo Gesù dona agli uomini l’Eucarestia, il suo Corpo e il suo Sangue. Una donazione fatta alla vigilia della sua morte per crocifissione. Gesù sapeva da sempre quale sarebbe stata la sua morte. Non per sofferenze di malattia causata da condizioni inumane di carcerazione, non per un attentato omicida, ma per crocifissione. Lo sapeva e man mano che la croce si avvicinava la sua umanità ne sentiva il peso, l’angoscia, il tormento e il peso di quel calice amaro. Nel cenacolo Gesù è alla vigilia della sua morte e ne istituisce il memoriale sacramentale. Giuda è presente: il traditore è presente. “Ma ecco, la mano di colui che mi tradisce è con me, sulla tavola. Il Figlio dell’uomo se ne va, secondo quanto è stabilito, ma guai a quell’uomo dal quale egli viene tradito”. Gesù dopo aver cantato l’Inno con i suoi Apostoli, uscì dal cenacolo con il cuore già agonizzante. La presenza del traditore, di quel capolavoro di offensore, fu la sua prima terribile tortura. Incontrerà di nuovo Giuda nell’orto degli Ulivi: “Giuda, con un bacio tu tradisci il Figlio dell’uomo?”. Un ultimo appello a quel cuore. Ultime parole per salvarlo, per portarlo, dopo la consumazione del tradimento, al rimorso e al pentimento. Giuda si fermerà solo al rimorso e tradirà completamente se stesso andandosi ad impiccare, perché ormai la sua anima era completamente offuscata da satana, che prima di quel fatidico gesto, lo condusse alla pazzia e al delirio. Il sangue! Gesù ha versato sangue nell’orto degli Ulivi. Satana che era fuggito da lui nel deserto, ora lo riattacca con lo spavento delle torture che avrebbe subito. Tenta di abbatterlo insinuandogli il pensiero dell’inutilità del suo sacrificio per tanti e tanti e tanti. Lo torturò presentandogli che i suoi, lui, Satana, li avrebbe colpiti, seviziati. Gesù, che li amava, li avrebbe esposti alle sevizie dei malvagi. Gesù sudò sangue; i capillari per la tensione del cuore si ruppero e uscì dai pori sangue. Il Getsemani noi lo dovremmo considerare meglio, perché anche noi siamo chiamati a viverlo. “Padre, se vuoi, allontana da me questo calice! Tuttavia, non sia fatta la mia, ma la tua volontà”. Una preghiera; ma sempre “sia fatta la tua volontà”. La preghiera: per essere forte nella sua volontà di uomo. Momento supremo. Poteva dire di no alla croce. Poteva dire: “Ho già versato sangue a sufficienza”. Poteva far valere il suo essere Dio in tutto uguale al Padre; ma: “sia fatta la tua volontà”. Parole che sono la gemma del Padre nostro. Superò la mortale agonia e si incamminò verso la croce. È l’ora del sacrificio, e Gesù non si oppone alla soldataglia mandata dal Sinedrio per catturarlo, con l’aiuto del traditore. Il gruppo degli apostoli si sente abbandonato. Speravano che quella fosse l’ora delle armi; speravano che una legione di angeli avrebbe travolto i nemici: nulla. Gesù si consegna alla Passione di sua spontanea volontà. Pietro vacilla, lo rinnega per ben tre volte. Gli altri fuggono spaventati. Giovanni guarderà da lontano, poi salirà sul Golgota con Maria, e starà a fianco del suo Maestro fino alla sua sepoltura nella tomba nuova donata dal buon Giuseppe d’Arimatea. Poi i processi falsi, ingiusti, con falsi testimoni che si contraddicevano tra di loro; dove la sentenza ormai era già scritta da tempo immemorabile. Che cattiva figura fanno nella Settimana Santa i tribunali dei nemici di Cristo! L’interrogatorio di curiosità di Pilato e la sua viltà davanti alla folla della quale ha paura. Si appella alla folla dimenticando che questa ormai ha visto il sangue del flagellato e non vorrà vedere altro sangue. Il giudizio affidato ad una folla assetata di sangue è l’errore più grande che un uomo di giustizia possa fare, e Pilato lo fa. “Togli di mezzo costui! Rimettici in libertà Barabba!”. La folla! Gente che aveva osannato Gesù pochi giorni prima e ora lo condanna a morte, sobillata dal Sinedrio e dagli spiriti dell’infermo. Una folla completamente disorientata, aizzata dai demoni e dai responsabili massimi del popolo: “Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno!”. La crocifissione. Gli scherni. Erano abituati i soldati alle esecuzioni. Sapevano quello che succedeva ai crocifissi: urla, bestemmie, disperazione, maledizione, odio. Ma quel crocefisso, in mezzo ai due ladroni, era stato diverso. Aveva perdonato, amato, pregato, conquistato un ladrone condannato alla stessa morte. Non restò all’onesto centurione che dire: “Veramente quest’uomo era Figlio di Dio”.

Laudetur Iesus Christe. Semper Laudetur

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